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Visualizzazione dei post da agosto, 2017

Insalata di riso «La vie en rose»

Vorrei suscitare il desiderio – in chi guarda il mio piatto «La vie en rose» – d'immergersi nella piccola conca di riso come sembrano fare quelle listerelle di aringa. Un tuffo e via. Il palato ringrazierà, solleticato dai sapori che si sprigionano dagli accostamenti più o meno inconsueti, stuzzicato da consistenze contrastanti: il riso rosa Saudah, cotto nel suo vapore alla giapponese, l'aringa marinata, l'anguria, le 'gemme' della sua buccia candita, le briciole di feta, i lampascioni sott'olio, le arachidi croccanti al wasabi, la cialda-corallo all'alga spirulina, l'erba porcellana e i fiori di campanula. Il mio invito vale prima di tutto per il critico enogastronomico Leonardo Romanelli che ha indetto una sfida sull'insalata di riso. Tutto nasce da un suo articolo ( L'insalata di riso  è un piatto da abolire ), giustamente (a mio parere) denigratorio di questo piatto e dei suoi condimenti, soprattutto quelli già pronti in barattolo che s

Acquacotta di Vetralla

Il caldo arrivò all'improvviso e addio acquacotta. Voglio dire che ho cucinato questo piatto a fine aprile di quest'anno, ma non ho scritto subito il post, rimandando di giorno in giorno, finché è 'scoppiata' l'estate e non mi è più sembrato il caso di parlare di acquacotta, benché questa versione vetrallese, gustata tiepida, sia gradevole anche in una fresca serata estiva. Stamani, al risveglio, sotto una leggera copertina – per la prima volta dopo quasi tre mesi – mi è tornata in mente l'acquacotta di Vetralla, un comfort food adatto a confortare non solo dal freddo invernale ma anche dai primi 'brividi' di fine estate. La ricetta non è mia, ma di Elisa, mia nipote acquisita, anzi dovrei dire della sua mamma Maria Carmela, vetrallese DOC, che si è gentilmente prestata ad essere la protagonista di questo video, mostrando la fase finale della preparazione. Elisa, oltre al video, mi ha mandato la ricetta della mamma, scritta sotto

Un menu di bosco luminoso come il mare

Mi chiedo che cosa gradirebbero per pranzo i miei genitori se fossero ancora qui, di ritorno dalla spiaggia, a godersi la penombra della pineta, lui esausto per l'eccessivo calore del sole e desideroso del fresco delle 'sue' amate montagne purtroppo lontane, lei invece su di giri, felicemente 'cotta' al sole e pur sempre aggraziata – beata lei – qualsiasi straccio si mettesse addosso come copricostume. Sostanza lui, eleganza lei. Sostanza ed eleganza naturale che vorrei trasparissero dal menu che ho pensato di preparare in loro onore e memoria. Vorrei che questo menu avesse il profumo dei boschi di montagna, ma risaltasse grazie alla luce delle pinete marittime, di quelle improvvise radure dove filtrano attutiti i raggi del sole. L'occasione mi è offerta dalla partecipazione al concorso " Latti da mangiare 3.0 " indetto dalla  Storica Fattoria Il Palagiaccio di Scarperia  (FI).   Come prescrive il Regolamento , i concorrenti devono «realizzare,